Il National Point of Contact (NPOC) svizzero ha visto la luce nel 1981. Basato all’Ufficio federale di topografia swisstopo, è stato creato per facilitare alla clientela svizzera l’accesso ai dati satellitari dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA).
La sua creazione era correlata direttamente con l’ambizioso progetto spaziale europeo ERS-1 (European Remote-Sensing Satellite). Per la prima volta furono lanciati dei satelliti europei nello spazio senza l’aiuto degli Stati Uniti – e i dati misurati raccolti furono messi a disposizione di una vasta clientela.
Nel 1957, l’Unione Sovietica inviò il primo satellite in orbita – lo Sputnik – inaugurando l’era spaziale. Accanto alle due superpotenze – Unione Sovietica e Stati Uniti –, anche gli stati europei volevano esplorare e conquistare lo spazio. Fu in quest’ottica che, nel 1962, fu creata la European Space Research Organisation, trasformata poi nel 1975 nella nuova Agenzia Spaziale Europea (ESA). Fin dall’inizio, la Svizzera, che è stata membro fondatore delle due organizzazioni, ha partecipato molto attivamente ai voli spaziali europei.
I satelliti artificiali erano probabilmente la tecnologia più interessante dell’era spaziale per le applicazioni scientifiche, economiche e militari. Immediatamente dopo la sua creazione (1975), l’ESA ha iniziato le sue attività con il primo satellite d’osservazione della Terra (ERS-1), al quale seguì poi l’ERS-2, un secondo satellite con un’orbita leggermente diversa. Nel 1991 e 1995, l’ESA lanciò infine i suoi due satelliti radar nello spazio.
Nel programma d’osservazione cosmica della Terra erano riposte grandi speranze – legate alle sfide economiche, ecologiche e scientifiche che dovevano essere affrontate dall’Europa e dal mondo negli anni 1980.
Le crisi petrolifere del 1973 e del 1979 avevano messo in evidenza la dipendenza europea dai fornitori di carburante extraeuropei e mandato alle stelle il prezzo del greggio. La Gran Bretagna, i Paesi Bassi e la Norvegia iniziarono così a estrarre petrolio e gas su vasta scala dai giacimenti marini del Mare del Nord. Secondo un rapporto dell’ESA del 17 febbraio 1981, i dati satellitari forniti celermente promettevano di facilitare la costruzione e lo sfruttamento delle piattaforme petrolifere.
Oltre a questo argomento scientifico a favore dell’importanza dei dati satellitari, l’ERS-1 faceva anche nascere speranze ecologiche. In caso di avaria di una petroliera, ad esempio, il satellite doveva fornire ogni tre ore delle informazioni sulla propagazione della marea nera. I naufragi delle petroliere Urquiola (1976) e Amoco Cadiz (1978) vicino alle coste spagnole e francesi avevano evidenziato in maniera tragica la vulnerabilità degli ecosistemi marini.
Sul piano scientifico, l’ERS-1 prometteva di dare un importante contributo alla ricerca sul clima, sui ghiacci polari e sugli oceani. In combinazione con navi da ricerca, boe, radiosonde e altre fonti di dati, il satellite era destinato non da ultimo a trovare le ragioni del riscaldamento globale di origine antropica. I timori degli esperti dell’ESA rispetto al rischio che le regioni polari si riscaldino di 4-8 gradi Celsius entro l’anno 2030 in caso di raddoppio delle emissioni di CO2 rimangono d’attualità ancora oggi.
Piattaforme petrolifere, disastri petroliferi, scioglimento delle calotte polari: il programma satellitare dell’ESA prometteva di dare un importante contributo all’analisi e alla risoluzione dei grandi problemi contemporanei. Per un Paese senza sbocco sul mare come la Svizzera, tuttavia, l’utilità delle applicazioni marittime di ERS-1 rimaneva molto limitata. Nonostante ciò, ogni Paese era libero di decidere se partecipare o meno alle missioni e quindi anche se sostenere parte dei costi. Nel luglio del 1981, la Commissione federale per le questioni spaziali incaricò il gruppo di lavoro sulla teledetezione di presentare entro il 1° ottobre dello stesso anno una valutazione relativa all’opportunità di partecipare all’ERS-1 per la Svizzera.
La raccomandazione del gruppo di lavoro sula teledetezione, nel quale erano rappresentati esperti del settore privato, della scienza e dell’amministrazione, fu inequivocabile. Il gruppo concluse che il programma satellitare dell’ESA era estremamente interessante per la Svizzera, nonostante la sua focalizzazione sulle applicazioni marittime. L’ERS non era un progetto individuale isolato, ma un programma a lungo termine, che presto avrebbe incluso anche i satelliti terrestri. Le immagini satellitari con una risoluzione di 10 metri per pixel sarebbero state di grande utilità per le indagini sull’umidità del suolo e sullo scioglimento delle nevi, così come per gli inventari agricoli e forestali. Un altro vantaggio dei satelliti ERS era che questi potevano raccogliere i dati utilizzando le microonde, indipendentemente quindi dalle condizioni atmosferiche o dall’ora del giorno. Questo rappresentava un immenso vantaggio rispetto alle fotografie aeree, che potevano essere scattate solo durante il giorno e con il cielo sereno.
Il gruppo di lavoro sulla teledetezione propose quindi di esprimere due preoccupazioni nell’interesse della Svizzera: in primo luogo, le future missioni satellitari dell’ESA si sarebbero dovute concentrare maggiormente sulle applicazioni terrestri e, in secondo luogo, si sarebbe dovuta promuovere l’istituzione di punti di contatto nazionali. Questo sarebbe stato l’unico modo per garantire il trasferimento rapido dei dati satellitari ai clienti privati, commerciali e scientifici.
Il 7 ottobre 1981, il Consiglio federale decise la partecipazione della Svizzera all’ERS-1 sulla base di queste raccomandazioni. Questo ha anche gettato le basi per il PCN svizzero presso l’Ufficio federale di topografia.
Un aspetto centrale della missione ERS-1 era rappresentato dalla messa a disposizione tempestiva, facile e conveniente dei dati satellitari a tutte le parti interessate. La ricezione dei dati doveva essere possibile ovunque nel mondo: qualsiasi ricevitore tecnicamente compatibile poteva ricevere i dati immediatamente e direttamente, dimostrando così una «capacità di lettura diretta». Questa possibilità era data anche ai Paesi che non avevano partecipato al programma ERS. Inoltre, i dati dovevano essere resi accessibili agli acquirenti di tutti i settori – privato, commerciale, scientifico o governativo. L’ESA puntava quindi su un flusso di dati satellitari libero nella massima misura possibile.
Per raggiungere l’obiettivo del libero trasferimento dei dati, sono stati stabiliti dei punti di contatto nazionali in molti Paesi europei, che hanno agito come cerniere tra l’ESA e i clienti finali del rispettivo Paese. In Svizzera, già alla fine degli anni 1970 era chiaro che il NPOC avrebbe dovuto avere sede presso l’Ufficio federale di topografia, che disponeva delle competenze tecniche e che garantiva la stabilità istituzionale. Un contratto tra l’ESA e la Confederazione svizzera ha suggellato questa decisione il 30 marzo 1982.
Anche se la sede principale del NPOC si trova da allora presso swisstopo, le istituzioni scientifiche sono diventate presto parte integrante dell’istituzione. Tra il 1986 e il 2001, l’istituto per la tecnologia delle comunicazioni del Politecnico di Zurigo ha assistito i clienti del NPOC nel rispondere alle domande scientifiche. Dal 2001, i laboratori di telerilevamento (RSL) dell’Università di Zurigo hanno rilevato questo compito.
Il NPOC è venuto alla luce presso swisstopo grazie alla decisione del Consiglio federale del 7 ottobre 1981. Da quarant’anni facilita l’accesso ai dati spaziali per i suoi clienti. Nel corso dei decenni, i dati dei satelliti ottici (dati delle immagini satellitari) hanno guadagnato importanza, mentre la distribuzione dei dati dei satelliti radar come l’ERS-1 e l’ERS-2 (dati satellitari) è diventata meno frequente.
Oggi, una gran parte dei dati forniti va agli organismi dell’amministrazione federale, ma anche i clienti privati ottengono immagini satellitari dal NPOC. L’obiettivo formulato nel 1981 di fornire tramite l’ESA agli utenti finali svizzeri i dati spaziali in modo non discriminatorio continua a essere il principio fondamentale. A richiesta, tuttavia, il NPOC offre anche analisi e interpretazioni delle immagini satellitari ordinate. Partecipa ad esempio agli studi condotti dall’Ufficio federale dello sviluppo territoriale (ARE) per studiare lo sviluppo delle superfici impermeabilizzate nelle zone rurali e contribuisce, su incarico del Consiglio federale, alla osservazione della siccità in Svizzera come nuovo pericolo naturale.
Questi e altri usi mostrano che i dati delle immagini satellitari sono una base importante per aumentare la conoscenza del nostro Paese e del nostro pianeta. Da quarant’anni, il NPOC contribuisce a garantire che questi preziosi dati siano facilmente accessibili.